Nel cumulato del 2020, la svalutazione del real raggiunge 6.22% rispetto al dollaro, tra il 2 gennaio e il 14 febbraio, e diventa quella che ha perso più valore rispetto alla valuta statunitense.
Nell'indagine che ha concluso la svalutazione del real, realizzata da Tendências Consultoria sulla base dei dati di Bloomberg, sono state prese in considerazione 31 valute, tra i principali paesi del mondo.
Subito dopo il Brasile, segue il rand sudafricano, con -6,11%; la corona norvegese, con -5.06%); Peso cileno con -5%; Fiorino ungherese, con -4.6%; e il dollaro neozelandese a -4.5%.
All'estremo opposto, il peso messicano, con +1,95% e la rupia indonesiana, con +1,26%, hanno registrato un apprezzamento rispetto alla valuta statunitense.
Dubbi su riforme e crescita
Silvio Campos Neto, economista di Tendências Consultoria, afferma che “Il coronavirus ha avuto un ruolo importante nella svalutazione della maggior parte delle valute emergenti. Ma il reale ha sofferto di più, il che fa pensare che vi abbiano contribuito fattori interni”.
Cioè, oltre all'aumento del rischio esterno, dovuto alla diffusione del virus, i dubbi all'interno del Paese contribuiscono a un aumento - ancora più intenso - del dollaro qui, afferma Campos Neto.
“Da un lato, c'è incertezza sulla continuità dell'agenda delle riforme a causa del rumore politico. D'altra parte, ci sono anche dubbi sul ritmo della ripresa economica, dopo gli annunci avvenuti nelle ultime settimane, con enfasi sull'andamento della produzione industriale alla fine del 2019”, afferma l'economista di Tendências Consultoria.